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Archive for 25 febbraio 2010

Difficile non definire scandaloso quello che è successo pochissime ore fa. Il fatto ha ormai già fatto il giro dei notiziari e di internet: il reato commesso da Mills (condannato in appello per falsa testimonianza a favore di Berlusconi nei processi All Iberian e per tangenti alla guardia di Finanza) è caduto in prescrizione. E’ stato lo stesso sostituto Procuratore generale a chiedere la prescrizione, asserendo che il reato è avvenuto a novembre del 1999, non a febbraio del 2000. Praticamente i soldi Mills li ha presi a febbraio, ma già a novembre sapeva che li avrebbe ricevuti. Quindi la corruzione è avvenuta nel 1999, il che fa sì che siano scattati i dieci anni dopo i quali il reato cade in prescrizione.

Il bello è che la Cassazione non ha detto che il reato non sia stato commesso, tanto che ha comunque condannato Mills a risarcire il Consiglio dei ministri per aver provocato danni di immagine, ma ha riconosciuto la tesi del sostituto Procuratore, per cui il reato va fatto cadere in prescrizione. 

La cosa più fantastica è stato vedere al Tg la faccia sorridente del legale di Mills, che raggiante ha detto: “sono felice perché si è dimostrato che in Italia esiste ancora un sistema di legalità”. Ora, lasciamo stare quanto personalmente sono avverso alla prescrizione  la quale vale a dire: più tardi mi beccano più possibilità  ho di farla franca (e magari sei condannato, ma grazie al fatto che esistono ben tre gradi di giudizio hai ancora più possibilità di scamparla), e torniamo all’avvocato. All’ipocrisia dell’avvocato a dirla esattamente. Contento che il suo assistito non debba andare in carcere non perché non ha commesso il reato, ma perché l’ha commesso nel giorno giusto. Senza parole. Mancava soltanto che Mills cominciasse ad urlare in aula: “si sono colpevole Onore. Ma ho peccato nel 1999, non nel 2000!!”.

Tutti i commenti su cosa significherebbe il processo breve li lascio fare a voi. Allo stesso tempo lascio a voi ogni commento su quando sentite dire: questa magistratura è politicizzata e anti-berlusconiana. Li lascio fare a voi perché io sono rimasto senza parole.

Diego Gavini

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Sta scoppiando in queste ore il caso del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale, oltre che di essere stato eletto all’estero grazie all’apporto della mafia. Coinvolto nella maxi inchiesta, Di Girolamo ha negato ogni legame con la criminalità organizzata. Cosa ormai già nota, L’Espresso ha invece documentato con un servizio fotografico i suoi rapporti col boss Franco Pugliese. Rinviamo quindi al link dell’Espresso per vedere le foto:http://espresso.repubblica.it/multimedia/23242212. Sempre all’Espresso rinviamo per i dettagli dell’inchiesta, in quanto fonte sicuramente più autoritaria del nostro blog:http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scandalo-fastweb-le-intercettazioni/2121569 .

Il commento che mi limito a fare è che l’intreccio politica-mafia-mondo econimico, appare sempre di più la matrice caratterizzante dell’Italia. Ogni tanto emergono casi come questo: ma l’aria che si respira è che si tratti solo della superficie. Aggiungo poi una nota. Il voto per gli italiani all’estero è un’invenzione del 2006, col quale la destra sperava di ottenere i voti dei nostalgici emigrati da anni. Da un certo punto di vista si era rivelata poi un’arma a doppio taglio: vinse infatti di misura la sinistra, e nel 2008 ci fu un sostanziale pareggio.

Ma, a quanto pare, arma a doppio taglio non del tutto. Il voto che proviene dall’estero è, come sappiamo, assolutamente poco controllabile: si vota infatti per corrispondenza, poi le schede volano fino in Italia, dove sono scrutinate in maniera molto disordinata. Personalmente sono stato sempre contrario al voto per gli italiani all’estero: non capisco la necessità di affidare la propria amministrazione a gente che non vive la nostra realtà. L’inchiesta su Di Girolamo fa riemergere in me tutti i dubbi che avevo, anzi li rafforza in certezze. Se si confermassero le accuse, sarebbe la dimostrazione evidente della possibilità di poter modificare i voti liberamente espressi, condizionando così l’andamento della politica. Già in Italia, la situazione al Sud non è delle migliori: è infatti poco credibile che la mafia, così radicata, non riesca a indirizzare a proprio piacimento una parte dei risultati elettorati. Il voto all’estero poi, si rivelerebbe doppiamente dannoso: già inutile, in quanto non soddisfa le esigenze dei cittadini italiani, diventa infine anche strumento a favore della mafia. Un’occasione in più per penetrare nelle già poco trasparenti stanze del potere. A mio giudizio, se la legge elettorale attuale (quella che lo stesso Calderoli ha definito una “porcata) andrebbe modificata profondamente, il voto all’estero va immediatamente eliminato, in quanto ulteriore fonte di inquinamento.

Diego Gavini 

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La Confcommercio pubblica nuovi dati sui danni all’economia prodotti dalla criminalità organizzata. Secondo le stime, la criminalità costa ad ogni impresa del Sud mediamente 5.400 euro, somma che si raggiunge attraverso le differenti attività illecite: usura, racket, rapine, e così via. Questo si traduce in una perdita in percentuale del 7,8%, del valore prodotto dalle imprese meridionali. 

Il 27 gennaio abbiamo riportato una notizia simile, in cui la Confcommercio riportava una stima del volume complessivo degli affari della criminalità organizzata. Mi limito ad aggiungere una cosa: quando inizieremo veramente a fare qualcosa contro le mafie, non sarà mai troppo tardi. La criminalità organizzata, assieme alla corruzione, sono infatti il tumore del nostro Paese, che ci fa essere molto più vicini agli stati del terzo mondo che alle grandi nazioni mondiali. Una corruzione dilagante, una mafia così estesa nel tessuto socio-economico, sono infatti i sintomi maggiori della debolezza dello Stato. E purtroppo, oggi, l’Italia è uno Stato debole, che in troppe situazioni ha rinunciato a svolgere il proprio compito.

Diego Gavini

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