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Archive for the ‘Notizie dall'Italia’ Category

La sinistra scende in piazza di fronte alla manovra disegnata dal governo. Il 10 giugno, al Pantheon, sarà Sinistra e Libertà a chiamare a raccolta i suoi sostenitori. Sabato 19 giugno sarà invece il Pd a mobilitarsi. Pierluigi Bersani ha annunciato la manifestazione, che si terrà al Palalottomatica di Roma (zona Eur), con un appello “per un’altra politica economica, per la crescita e il lavoro contro una manovra ingiusta e sbagliata, per dare voce a tutti i protagonisti colpiti dalle scelte del governo.

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In un’ssemblea internazionale dell’Ocse tenutasi a Parigi, Silvio Berlusconi ha citato i diari di Mussolini. “Mussolini- dichiara Berlusconi- si lamentava di non avere reali poteri; forse ce l’avevano i suoi gerarchi, non lui che al massimo poteva far andare il suo cavallo a destra o a sinistra”.

Siparietto sicuramente commovente quest’ultima uscita del caro Silvio. Commovente vedere infatti il premier che avverte di subire lo stesso destino ingiusto di Mussolini, entrambi nelle mani dei loro gerarchi e senza possibilità reali di fare niente. Talmente commovente che mi viene quasi da piangere a pensare quanto poco potere abbia Berlusconi, veramente un’ingiustizia. Povero Silvio…

Diego Gavini

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Nella manovra di 25 miliardi varata dal governo (su cui evitiamo commenti, visto che è la solita storia: pagano sempre gli stessi) è prevista l’introduzione del pedaggio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Chi ha la sfortuna di conoscere la Salerno-Reggio, come il sottoscritto, sa che il termine “autostrada” è assolutamente improprio. A volte si è fortunati e il viaggio è decentemente tranquillo; ma appunto, di fortuna si deve parlare. Normalmente l’attraversamento di questo lungo tratto stradale è una vera e propria avventura, fra restringimenti di corsia, tratti a senso alternato, deviazioni su altri percorsi. Avventura che specialmente d’estate rischia di trasformarsi in un incubo.

La Salerno-Reggio Calabria è stato un aborto sin dagli albori: solo due corsie per carreggiata, niente corsia di emergenza. In pratica una normale statale invece di un’autostrada. Nel 1992, anche perché pressati dall’Europa, sono iniziati i lavori di ammodernamento per renderla presentabile. Ed è iniziata la vecchia storia italiana. I lavori dovevano terminare nel 2003; poi sono stati posticipati al 2008. Oggi la fine è prevista per il 2013. E già tutti sappiamo che non succederà mai. Chi poi ha visto l’evoluzione della situazione nel corso degli anni, è ancora più conscio della presa in giro, perché ha visto cantieri spesso fermi e lavori terminati e poi ripresi nello stesso punto tre anni dopo.

Quindi, in realtà, noi con le nostre tasse il pedaggio dell’A3 lo pagavamo già con le nostre tasse. Non c’era bisogno di caselli. Più interessante sarebbe capire a quali “amici di amici” effittivamente paghiamo l’obolo di appalti che si moltiplicano all’infinito, considerando che la Salerno-Reggio Calabria corre quasi totalmente fra la Campania e la Calabria. E capire cosa questi “amici di amici” danno in cambio a chi ha un occhio di riguardo per loro.

Sarei contento di pagare il pedaggio su questa autostrada. Ma se questo significasse avere un’infrastruttura realmente funzionante e non gravasse sulle tasse. Il pedaggio è semplicemente una doppia tassa sullo stesso “servizio”. In pratica, l’ennesimo furto legalizzato del nostro paese.

Diego Gavini 

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Nelle giornate di domani, venerdì 21 maggio, e dopodomani, sabato 22 maggio, si svolgerà l’assemblea nazionale del Pd a Fiumicino. L’obiettivo è approvare i documenti preparati da commissioni interne e forum, sulle questioni del lavoro, della giustizia, della costituzione, dell’università e dell’economia verde. L’auspicio è quello di mettere finalmente da parte le divisioni interne e lavorare per redigere il programma del Pd, nell’ottica di costruire un’alternativa valida di governo.

“Sviluppo, lavoro e welfare: le proposte del Pd per il diritto unico del lavoro”, “Il programma fondamentale del Partito Democratico per la giustizia si chiama Costituzione repubblicana”, “Linee per la modernizzazione e la riforma democratica dell’ordinamento costituzionale”, “Università e ricerca: una visione per l’Italia, le proposte del Pd”,”La green economy”: sono questi i cinque documenti che verranno presentati all’assamblea.

Sul tema del lavoro, la preoccupazioni principali sono l’aumento del tasso di disoccupazione, il precariato, le condizioni del Mezzogiorno, ma anche l’insicurezza di chi ha contratti a tempo indeterminato. A tutto ciò è collegata inoltre la crescita della povertà assoluta. Elemento principale su cui ragionare è quello dei contratti precari: con la loro espansione si è rinunciato all’innovazione, dal momento che si è andato riducendo il costo del lavoro, e si è allargato il fronte dei lavoratori poco tutelati. Nel documento si indica che la via di uscita da questa situazione è un’espansione della crescita economica italiana, che è possibile soltando inserendo il tema del lavoro in una crescita totale degli aspetti fondamentali del paese, partendo dalla ricerca e arrivando a investimenti innovativi mirati, passando per tutto quello che c’è in mezzo, a livello di legalità, giustizia civile, miglioramento dell’amministrazione, welfare e così via. Al contempo per tutelare e rafforzare il lavoro, ormai avviato alla flessibilità, occorre ripensare i diritti dei lavoratori, con la stesura di un “diritto unico del lavoro”. Questo dovrà contemplare la ricerca della stabilità lavorativa, le agevolazioni per integrare lavoro-famiglia-esigenze personali, salari minimi per chi è escluso dai contratti collettivi, il tutto in un più ampio quadro di diritti “di cittadinanza” per i lavoratori.

Sul tema della giustizia il perno centrale è la Costituzione: occorre attuare pienamente le garanzie già contenute nella carta fondamentale. L’altro nodo fondamentale è ridurre “l’emergenza” che si vive costantemente  nei tribunali. Per fare questo bisogna riformare tempi e certezze della giustizia civile. Un mezzo necessario è il miglioramento dell’organizzazione degli uffici giudiziari, con l’aumento di risorse umane e dell’informatizzazione. L’altra emergenza è poi quella delle carceri, per cui è necessario rivedere le forme delle pene alternative al fine di diminuire il sovraffollamento.

Terzo tema caldo è quello della giustizia penale. Per garantire tempi più veloci, vanno soprattutto eliminati elementi farraginosi di aspetti tecnici come notifiche, impugnature, udienze preliminari e via dicendo, ed allo stesso tempo va rafforzata l’obbligatorietà dell’azione penale.

Punto finale è quello dell’indipendenza della magistratura, che va garantita con una riforma del Csm che limiti il potere delle correnti e aumenti il numero di eletti all’organo supremo. Va inoltre rafforzata la sezione disciplinare del Csm, attraverso cui si controlla il rispetto della deontologia professionale da parte dei magistrati. Gli ultimi due aspetti su cui poi si sofferma il documento sono spesso all’ordine del giorno. II primo è quello di impedire ai magistrati di presentarsi politicamente nei colleggi dove operano per lavoro; il secondo è quello di cercare di impedire l’attuazione deleteria delle norme sulla limitazione delle intercettazioni.

Il terzo documento verte sull’ordinamento costituzionale. Premessa fondamentale è che le riforme non vanno fatte contro la Costituzione, ma secondo questa. Oggi, secondo il Pd, le esigenze primarie sono: assicurare i principi dell’etica pubblica, rendere il sistema decisionale più efficiente, potenziare gli strumenti di partecipazione dei cittadini, rivedere i ruoli di parlamento e senato (soprattutto legare il ruolo del senato al governo delle regioni), ridurre il potere dei partiti. Per raggiungere questi scopi le proposte presenti nel documento sono diverse. Ridurre i costi della politica e gli sprechi dell’amministrazione pubblica; rafforzare gli strumenti del referendum e della legge d’iniziativa popolare. Fondamentale è rivedere la legge elettorale, in primo luogo ridando ai cittadini la possibilità di scegliere i propri candidati. Nell’ottica di una separazione del ruolo di camera e senato, la proposta del Pd è il maggioritario con il collegio uninominale per la camera, proporzionale con collegi regionali al senato, insieme all’elezione dei consigli regionali. Altro elemento è la proposta di vietare la possibilità di avere doppi mandati politici. Vi sono infine due aspetti che personalmente ritengo errati. Il primo è la riduzione del numero di parlamentari; il secondo è il rafforzamento dei poteri del primo ministro.

Il quarto documento che verrà presentato riguarda università e ricerca. Su questo tema il “X in circolo” ha già illustrato le linee guida pensate dal partito, incentrate sul rafforzamento dell’università e della ricerca (in pratica il contrario di quello che sta attuando la Gelmini) nell’ottica che rappresentano il nodo fondamentale per il futuro del paese. I temi chiave lanciati nel documento sono: ringiovanimento della classe docente con il rafforzamento dei ricercatori e l’eliminazione del blocco del turn-over; facilitazioni per la mobilità degli studenti; aumento degli investimenti fino a raggiungere la media europea del’1,3% del Pil (contro lo 0,8% odierno); ridefinizione del ruolo dei singoli atenei; partenza dell’Agenzia della valutazione universitaria; attrazione dei cervelli; valorizzazione del dottorando di ricerca; connessione tra impresa e ricerca. A queste proposte oppongo personalmente una sola, forte, obiezione: è decisamente sbagliato specializzare i vari atenei, e quindi in pratica ridurre facoltà e corsi di laurea. E’ vero che l’esplosione di questi ha preso vita in maniera sbagliata, con un’estensione non sempre giustificata e che ha portato spesso a sprechi. Anche perché molti corsi sono stati aperti solo per consegnare un po’ di cattedre. Ma al contempo, la situazione odierna rappresenta una grande possibilità. La possibilità di avere una forte pluralità di ricerca nei singoli campi ad esempio. Ma anche la possibilità che, con più professori, ricercatori e dottorandi, la “casta universitaria” sia un po’ meno casta e che l’accesso al mondo della ricerca sia consentito a più persone.

Infine, ultimo documento che completa il programma del Pd è sull’economia verde. Economia definita nella premessa del testo, l’unica possibilità di uscita da due grandi crisi, quella ecologica e quella economica. Solo con la green economy è possibile, infatti, non solo aumentare i posti di lavoro, ma soprattutto consegnare un mondo vivibile e un sistema sostenibile alle future generazioni. In Italia poi, l’economia verde può diventare il motore della rinascita del sud e quindi agire come vero fattore di unità nazionale. 

Secondo il Pd la riconversione ambientale delle industrie è la scommessa del nuovo millenio. I passi centrali sono quelli dell’efficienza energetica e dell’uso di energie rinnovabili; i controlli legali ed ambientali soprattutto al fine di evitare infiltrazioni mafiose o di aggiramenti di leggi per poi tornare alla nefasta pratica dei condoni; cambiare l’ottica del riciclo dei rifiuti, vedendo nei rifiuti una risorsa e non un problema; la cura del territorio, in quanto principale patrimonio dell’economia verde; l’uso del fisco, e non solo negli incentivi per la riqualificazione energetica, ma anche la promozione di una nuova idea per ripensare la tassazione: ridurre il peso delle tasse su lavoratori e imprese e aumentare quelle sui consumi energetici.

 

Per chi vuole leggere integralmente i documenti che saranno presentati all’assemblea, rinviamo a:http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/118627/assemblea_del_pd_ecco_i_documenti

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Ieri è iniziato il tour del Pd nelle università italiane con la prima delle dodici tappe programmate, svoltasi a Napoli. Da un lato il Partito democratico si sta dunque organizzando per coinvolgere forze attive alla creazione di un programma alternativo alla controriforma Gelmini. Dall’altro porta avanti la battaglia per ostacolare il più possibile l’approvazione definitiva del disegno di legge. Si accentua quindi sempre di più il risveglio del Pd su un tema così importante come quello dell’istruzione e della ricerca, dopo il silenzio e il sonno che ne hanno contraddistinto l’approccio due anni fa, durante l’agitazione dell’Onda Studentesca contro i tagli all’università.

Riportiamo l’articolo sulla conferenza stampa che si svolgerà oggi, in cui Anna Finocchiaro delinea le linee che saranno seguite dal Pd (fonte www.partitodemocratico.it)

Alle ore 12.00, presso la Sala del Direttivo del gruppo del PD, Palazzo Carpegna, la Presidente Anna Finocchiaro e i membri della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, insieme a Marco Meloni, responsabile Università e Ricerca della Segreteria del PD, terranno una conferenza stampa per illustrare le posizioni del PD e per annunciare che la battaglia parlamentare contro la riforma Gelmini dell’Universita’ continuera’ anche nell’aula del Senato.

“Siamo convinti – afferma Anna Finocchiaro – che sia necessario riformare l’Universita’ per accrescerne autonomia e responsabilita’, ma il DDL Gelmini fa esattamente il contrario. E con i tagli annunciati dal Ministro Gelmini molti atenei già non riescono a funzionare, e nel 2011 non potranno pagare gli stipendi ai dipendenti, saranno costretti a chiudere. Questa e’ l’unica verita’ che e’ emersa in Commissione Istruzione e noi vogliamo denunciare al Paese la volonta’ di questo Governo e della maggioranza.

“Mentre negli altri Paesi la sfida dei Governi e’ quella di battere la crisi investendo nell’innovazione, nel sapere, nell’universita’ nel nostro paese Tremonti impone tagli indiscriminati e la Gelmini viene in Senato ad ammettere la propria impotenza. Nessuna risposta sulle risorse, nessuna prospettiva per i ricercatori. Noi abbiamo tenuto in Commissione un atteggiamento di grande responsabilita’. Il ministro non ha risposto alle nostre richieste. Stasera saremo in Commissione per non regalare al Governo l’approvazione rapida di una riforma che in questa forma merita solo di essere contrastata – conclude la Presidente dei senatori del PD. Noi vogliamo una riforma vera, più incisiva e coraggiosa, e chiediamo al Governo di fermarsi, di pensare responsabilmente a questo tema, centrale per la competitività del Paese. Se le risposte continueranno a essere inconsistenti e insoddisfacenti, continueremo la nostra battaglia in Aula per denunciare l’ennesimo atto di un Governo che non ha a cuore il futuro del Paese e in particolare dei suoi giovani”.

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Continua il mistero del bilancio del comune di Roma. A metà maggio ancora non se ne hanno notizie, quando invece doveva essere presentato alla fine dell’anno scorso. Il fatto è gravissimo per due motivi abbastanza evidenti. Primo: non si conoscono i conti di Roma. Secondo: non è possibile fare alcuna programmazione a lungo termine e si vive alla giornata. I municipi vanno infatti avanti a “dodicesimi”: ogni mese possono spendere un dodicesimo dei soldi di cui hanno usufruito l’anno passato, il che implica l’impossibilità di fare programmi anche a medio termine.

Per chiedere conto alla nefasta amministrazione di Alemanno, il Pd romano si mobilita. Questo pomeriggio, alle 17.00, presso l’Alpheus, si svolgerà un’assemblea con tutti i consiglieri e i presidenti municipali. Domani tutte le forze di opposizione scenderanno in piazza per protestare contro questa situazione. L’appuntamento è alle 17.30 davanti al Campidoglio.

Il coordinatore romano del Pd, Marco Miccoli, scrive in una lettera aperta: “il bilancio di previsione 2010 del Comune di Roma non è stato ancora approvato e tutti i romani ne stanno pagando le conseguenze: in termini di servizi, di mancata programmazione, di concreti rischi di aumenti delle tariffe per servizi sempre più scadenti. Per questi motivi dopo aver denunciato come PD di Roma già nelle scorse settimane il rischio di paralisi dell’amministrazione capitolina, insieme alle altre forze politiche, ai movimenti e alle associazioni abbiamo indetto due giorni di manifestazioni e protesta. Si tratta del primo momento di mobilitazionesignificativo di mobilitazione della città verso questa amministrazione; è particolarmente importante attivare tutti i militanti, le associazioni e i comitati di quartiere, tutte le forze sociali di questa città per queste due date. E’ arrivato il momento di raccontare alla città tutte le mancanze di questa giunta, è arrivato il momento di coinvolgere i romani in una grande mobilitazione per la difesa dei propri diritti e – ancor di più- per rivendicare per sé e per Roma un futuro diverso e migliore.”

Non si può non raccogliere ed estendere a tutti l’invito di Miccoli, con l’obiettivo di mettere Alemanno finalmente di fronte alle sue responsabilità. La gestione del comune romano, da quando si è insediato l’ex aennino, è un esempio lampante di mancanza di trasparenza e di guida personalistica. Alle forze di opposizione bisogna invece chiedere che la mobilitazione sul bilancio sia solo il primo passo per un’opposizione più attiva e pronta che sia costantemente più vigile riguardo ad ogni episodio di mal gestione del comune.

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Forse non tutti lo sanno, ma una nube molto folta si aggira attorno al bilancio del Comune di Roma. Siamo a metà aprile, e Alemanno non ha ancora presentato il bilancio dell’anno scorso. Già quattro inauditi mesi di ritardo e ancora non se ne ha notizia. E certamente la situazione non è confortante, sapendo che finora il nostro beneamato sindaco ha regalato milioni e milioni in appalti “urgenti”, e quindi concessi senza le usuali pratiche di controllo.

Quando non si riesce a presentare un bilancio, le cose sono due. O chi lo deve preparare è incompetente, oppure deve inventarsi qualcosa di molto creativo per metterlo a posto.

I municipi protestano per questa situazione da mesi, anche perché la mancata presentazione del bilancio ha un effetto molto drastico sulle casse municipali: alle singole amministrazioni è stato concesso, per il momento, di utilizzare solo un dodicesimo di quanto hanno speso l’anno scorso. Un dodicesimo corrisponde ad un mese. Siamo al quarto mese, indovinate in che condizioni versano le casse.

L’ultima protesta in ordine di tempo viene dal I municipio, dunque il vero e proprio centro storico. A lanciare l’allarme il presidente Orlando Corsetti (Pd), il quale denuncia che il suo municipio a fine mese non potrà più garantire la manutenzione stradale (e giù tutti sappiamo qual è la situazione in condizioni normali); inoltre, per la prima volta, non si potrà garantire l’assicurazione a chi subisce un incidente a causa dello stato delle stesse strade.

Ecco dunque la virtuosità della giunta che guida Roma da due anni. Ora poi in regione arriva anche la Polverini. Ne vedremo delle belle, non c’è dubbio.

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Mentre nella maggioranza Pdl e Lega litigano (anche se cercano di tenerlo nascosto) su chi deve fare le riforme, in pratica su chi è che comanda questo governo, Berlusconi o Bossi, Bersani ospite della Gruber ad Otto e Mezzo, traccia la sua linea.

Il leader del Pd si dichiara disposto a voltare pagina e a lavorare per riforme condivise, ma ad un patto: se si vogliono risolvere i problemi del paese e non quelli di Berlusconi. Quindi, prima cosa, un grande piano anticrisi. Avverte infatti Bersani che le riforme istituzionali sono solo il secondo passo, il primo è risolvere i veri problemi delle persone e dei lavoratori. E, aggiunge il segretario, bisogna discutere di tutto in Parlamento, unico luogo in cui le forze democratiche si possono confrontare. Anche perché, aggiungiamo noi, ma l’ha già detto Bersani tante volte, il Parlamento finora è servito soltanto a risolvere i problemi legali di Berlusconi.

Sul tema delle riforme istituzionali, Bersani lancia comunque il suo programma, le grandi direttrici: senato federale, riduzione dei parlamentari, annullamento del bicameralismo perfetto, taglio dei costi della politica, nuova legge elettorale. Cinque punti in cui Bersani crede che, almeno nei primi due, sia possibile trovare una convergenza con la maggioranza. Sulla legge elettorale ribadisce quello che è evidente da anni, ovvero che è una legge assurda; se non cambia, afferma che il Pd è pronto alle primarie per scegliere tutti i candidati.

Sul presidenzialismo o semi-presidenzialismo, di cui Berlusconi parla sempre più spesso, Bersani avverte: nelle democrazie come Francia e Usa, dove queste forme funzionano bene, esistono poteri di contrappeso che non ci sono in Italia. Arrivare oggi al presidenzialismo in Italia, così come lo vorrebbe Berlusconi, significherebbe assomigliare molto di più ai regimi sudamericani degli anni ’70 che agli Usa di oggi.

 

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Un anno preciso è passato dalla funesta notte tra il 5 e il 6 aprile, quando l’Abruzzo fu sconvolto da un devastante sisma. L’intera giornata di oggi è stata vissuta a L’Aquila all’insegna delle commemorazioni, una lenta marcia che porterà stanotte, alle 3.32 in punto l’intera città a riunirsi e a commemorare la memoria dei morti.

Nonostante l’atmosfera di profondo cordoglio, non sono mancate alcune di reazioni di rabbia verso le istituzioni, denuncia di un clima che non riesce a trovare serenità. Le prime contestazioni sono iniziate in serata, durante la preparazione per l’inizio di una seduta del consiglio comunale pubblica. Sono apparsi cartelli con scritto “mai più senza di noi”, oppure “abbuffata di promesse vomita qui”.

Alcuni fischi si sono sentiti durante i ringraziamenti alla protezione civile, mentre solo applausi ha ricevuto il messaggio del presidente Napolitano. Contestazioni più forti, anche se isolate, si sono invece avute durante la lettura del messaggio di Silvio Berlusconi.

Finito il consiglio, il clima è tornato a rasserenarsi e da diversi punti della città sono partite fiaccolate che porteranno la popolazione a ritrovarsi nella piazza del Duomo.

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La Commissione Servizi e Prodotti dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Corrado Calabrò, ha multato per 100.000 euro Tg1 e Tg5. Motivo: durante il periodo compreso fra il 14 e il 20 marzo (ovvero quello più importante in vista delle elezioni regionale) c’è stato eccessivo squilibrio a favore del Pdl nei confronti del Pd; inoltre, pochissimo spazio è stato accordato, secondo l’Agcom (ma ce ne eravamo accorti anche noi), alle liste minori. Inoltre l’Autorità per le Garanzie ha chiesto di riequilibrare immediatamente il divario rilevato. Il tutto, mentre a breve si attende il suo giudizio sulla sospensione dei talk-show nel periodo elettorale.

Niente di nuovo dunque all’orizzonte. Minzolini, celeberrimo e inquietante direttore del Tg1, è ufficialmente il nuovo cortigiano di Berlusconi, sostituendo un Emilio Fede ormai passato di moda. Al contempo, è sempre più palese come Rai e Mediaset si siano fuse in Raiset. Non si spiega altrimenti come sia possibile che quella che dovrebbe essere una televisione pubblica incappa nelle medesime deformazioni dei canali berlusconiani. C’entra forse qualcosa il conflitto d’interessi?

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