Solitamente tutte le fazioni politiche, nessuna esclusa, hanno il vizio di non fare pronostici sul risultato delle elezioni che verranno da lì a poco. Non si dice mai: considereremo una vittoria un risultato X, considereremo una sconfitta un risultato Y. Il motivo è semplice e molto chiaro: se ci si sbilancia troppo è poi difficile fare retromarcia ed ammettere una sconfitta. Così, tutti stanno in silenzio ad attendere i risultati certi (non prendono posizione neanche durante le proiezioni), in modo poi da sapersi regolare. Risultato: nove partiti su dieci affermano di aver vinto le elezioni. O perlomeno di non averle perse.
Con l’aria che sta tirando questi giorni, il centro-destra ha però cambiato le regole del gioco e con un colpo da maestro, Bonaiuti ha messo le mani avanti: “anche se vinciamo in sole quattro regioni, la sinistra deve capire che ha perso le elezioni”. Fenomenale. Ha praticamente detto: come va va abbiamo vinto noi. Ha fissato un limite talmente basso che ogni risultato potrà essere accolto, almeno davanti alle telecamere, con entusiasmo.
Evidentemente la realtà è differente. Un eventuale 9-4 per la sinistra andrebbe considerato un grave insuccesso per il governo. Ma voglio aggiungere di più: se la gara finisce sostanzialmente pari, in pratica un 7-6 per una delle due parti, la vittoria è comunque del centro-sinistra.
Il motivo è molto semplice. Si parte in questo momento da 11 regioni governate dal centro-sinistra e 2 dal centro-destra. E’ per questo motivo che Bonaiuti afferma che 9-4 sarebbe un successo, perché significherebbe aver strappato due regioni all’opposizione. Ma il paragone non può essere dato dalla tornata elettorale di cinque anni fa. Allora la situazione era estremamente differente, in quanto Berlusconi era ai minimi storici della sua sempre più inspiegabile popolarità, ed andò incontro ad un netto rifiuto, da parte dell’elettorato, della sua politica. In cinque anni è cambiato molto. Il Pdl ha vinto agevolmente, assieme alla Lega, le elezioni politiche del 2008. Ha tendenzialmente confermato questo vantaggio alle Europee dell’anno scorso. In entrambe le occasioni, le uniche regioni in cui si è votato più a favore della sinistra che della destra, sono state le cosidette zone rosse: Toscana, Emilia, Umbria e Marche (la quale oggi è peraltro considerata in bilico fra i due schieramenti). Questo vuol dire che non si parte dall’11 a 2 di cinque anni fa, ma dal 9 a 4 per la destra dell’anno scorso. Per questo dico che se la sinistra riesce a prevalere al di fuori delle regioni rosse ha vinto, perché significa che è riuscita ad invertire la tendenza che l’ha vista sempre più minoritaria in questi ultimi due anni. Se poi riesce a prevalere in più di sette regioni e ad avere, a livello nazionale, percentuali elettorali in risalita rispetto alle Europee, la vittoria può diventare un grande successo.
Ma questo non verrà mai ammesso. Se tutti i politici sono maestri nel camuffare la realtà e a giocare con i numeri, gli esponenti del centro-destra meritano una laurea ad honorem da questo punto di vista.
Diego Gavini