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Per leggere i dati relativi ai risultati in Basilicata abbiamo preparato il file: elezioni basilicata

Come Marche ed Umbria, la vittoria del centrosinistra era data per scontata in Basilicata, ma anche qui occorreva vedere come il Pd e i suoi alleati avrebbero tenuto dopo le elezioni politiche del 2008 che avevano visto una grande crescita del Pdl e dopo le europee del 2009, in cui il Pd era stato superato dal Pdl. Alla fine anche in Basilicata, l’esito delle elezioni è stato molto positivo per il centrosinistra. Il Pd continua ad essere in leggero calo, ma non si può non tener conto del 4% raggiunto dall’Api, nato da una costola del Pd. Al contempo si ha una netta crescita dell’Idv, salito dal 5,3% dell’anno scorso al 9,9%. In apparenza gran parte di questa crescita è da addebitarsi al calo di Rifondazione e Sinistra e Libertà. Il nodo per il Pd può dunque essere il dover capire perché questa parte dell’elettorato si è spostato verso Di Pietro e non verso se stesso.

Nota positiva per il Pd è poi l’alleanza allargata da Rifondazione all’Udc, che ha portato all’elezione di De Filippo con un largo 60%.

Ultima annotazione è che il Pdl subisce in Basilicata il calo più vistoso di questa tornata, passando dal 33,5% al 19,4%. 

Per tutte le informazioni statistiche sull’elezione in Basilicata: http://regionali.interno.it/regionali/regio100328/R17.htm

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Per visualizzare i dati della tornata campana: elezioni campania

Sconfitta annunciata quella in Campania per il centrosinistra, dopo 10 anni di gestione di Bassolino. Ciò nonostante, difficile da digerire, visto lo scarto dell’11% fra Caldoro e De Luca.

La scelta tanto travagliata di De Luca (che ha portato Rifondazione a candidare Paolo Ferrero in maniera autonoma), nemico acerrimo di Bassolino e  personalità molto forte e spesso in controtendenza, ha in parte pagato. Nella lettura dei dati si può infatti notare un 4% di voto disgiunto a favore di De Luca. I primi a pagare sono stati dunque proprio i partiti della coalizione di centrosinistra. Il Pd non è riuscito a risorgere dopo il tracollo delle elezioni europee, anzi è continuato a calare, anche se al contempo occorre tener conto che i voti persi sono principalmente quelli dell’Api di Rutelli. L’Italia dei Valori ha perso 2,5 punti percentuali rispetto all’anno scorso, Sinistra e Libertà l’1%, Rifondazione il 2,3%. Occorre quindi un ripensamento generale della politica del centrosinistra in Campania.

La situazione nel centrodestra è ovviamente diversa, ma non è tanto il Pdl ad avvantaggiarsene. Dopo lo scarso 22% di cinque anni fa (ovviamente diviso fra Forza Italia e Alleanza Nazionale), aveva visto un aumento colossale alle politiche del 2008 col 48%, voto poi sostanzialmente confermato dal 43,5% delle europee. In questa tornata invece il Pdl, in linea con la tendenza nazionale, cala di più di 10 punti percentuali. A raccogliere questi voti, l’Udc, tradizionalmente forte in Campania, ma ora in crescita, e tutti quei partiti di chiara ispirazione democristiana, come l’Udeur, l’Alleanza di Centro, la nuova Democrazia Cristiana, piccoli partiti di notabili che recuperano una tradizione sicuramente poco gradevole di penetrazione nei piccoli centri, e che portano alla rielettura di personaggi come la tristemente celebre lady Mastella.

Per visualizzare tutti i particolari sui risultati elettorali, rinviamo al sito: http://regionali.interno.it/regionali/regio100328/R15.htm

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Regionali

Ecco i dati definitivi della tornata elettorale, che vedono 7 regioni assegnate al centrosinistra e 6 al centrodestra, segnando dunque il passaggio di Calabria, Campania, Lazio, Piemonte alla coalizione guidata da Berlusconi (per vedere i risultati in maggior dettaglio, rimandiamo agli articoli in cui, a partire da domani, analizzeremo il voto regione per regione):

Veneto

Zaia (centrodestra) 60,15% – Bortolussi (centrosinistra) 29,0

Lombardia

Formigoni (centrodestra) 56,10% – Penati (centrosinistra) 33,27%

Piemonte

Cota (centrodestra) 47,32% – Bresso (centrosinistra) 46,90%

Liguria

Burlando (centrosinistra e Udc) 52,14% – Biasotti (centrodestra) 47,85

Emilia-Romagna

Errani (centrosinistra) 52,06% – Bernini (centrodestra) 36,72%

Marche

Spacca (centrosinistra e Udc) 53,17% – Marinelli (centrodestra) 39,72%

Toscana

Rossi (centrosinistra) 59,73% – Faenzi (centrodestra) 34,44%

Lazio

Polverini (centrodestra e Udc) 51,14%  – Bonino (centrosinistra) 48,32%

Umbria

Marini (centrosinistra) 57,24% – Modena (centrodestra) 37,70%

Campania

Caldoro (centrodestra e Udc) 54,25% – De Luca (centrosinistra) 43,04%

Calabria

Scoppeliti (centrodestra e Udc) 57,70% – Loiero (centrosinistra) 32,20%

Basilicata

De Filippo (centrosinistra e Udc) 60,81% – Pagliuca (centrodestra) 27,92%

Puglia

Vendola (centrosinistra) 48,69% – Palese (centrodestra) 42,25%

 

Le percentuali a livello nazionale dei singoli partiti sono:

Pdl  26,78%

Pd   26,10%

Lega Nord   12,28%

Idv  7,27%

Udc  5,57%

Sel   3,03%

Sinistra  2,74%

Movimento a 5 stelle  1,77%

La destra  0,71%

Verdi  0,67%

Api  0,58%

Radicali  0,56%

Le liste civiche dei presidenti di centrosinistra hanno raccolto il 3,84%, quelle del centrodestra il 7,81%.

L’affluenza alle urne è stata appena del 64,19%, in forte calo rispetto al 72,01% di cinque anni fa.

Comunali e provinciali

Oggi sono stati scrutinati anche i voti delle provincee e dei comuni in cui si è votato.

Tutte e quattro le province in cui gli elettori sono stati chiamati a votare sono state conquistate dal centrodestra. Ad Imperia Sappa si è imposto su Giordano per 59 punti percentuali a 32. A L’Aquila Del Corvo ha battuto la sfidante Pezzopane 53,4% a 45,3%. A Viterbo Meroi ha raccolto il 54,7% dei voti, contro il il 32,1% di Grattarola. Infine a Caserta Zinzi ha vinto su Stellato 64,4% a 30,6%.

Per quanto riguarda le comunali si è votato per 462  amministrazioni, fra cui 9 capoluoghi. Tra questi spicca il voto di Venezia dove il candidato del centrosinistra, Orsato, ha battuto il ministro Brunetta 51,1% a 42,6% (il ministro ha peraltro attaccato la Lega, accusandola di non averlo sostenuto a sufficienza). Negli altri 8 capoluoghi si andrà al ballottaggio a Mantova, Macerata, Vibo Valentia e Matera, mentre il centrodestra ha già vinto a Chieti ed Andria e il centrosinistra a Lodi e Lecco (dove inoltre è stato battuto il leghista Castelli).

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Che la politica italiana abbia sempre manifestato una tendenza al trasformismo, è una raltà storica. Che uno dei maestri degli ultimi anni in tema di trasformismo, sia Francesco Rutelli, è anch’esso un dato ormai certo. Fondatore instancabile di partiti, appartenente a un partito mentre ammicca continuamente ad altri, è uno che ha risolto il famigerato dubbio morettiano (mi si nota di più se non ci vado o se vado e resto in disparte?) rifiutando, quasi come assunto ideologico, di farsi, almeno una volta, da parte.

La sua ultima creatura è questo movimento chiamato Api. Si è detto da più parti che è solo una tappa intermedia prima di entrare nell’Udc di Casini. Questo si vedrà. Quel che è certo è che ci troviamo di fronte a un capolavoro di politica. Partito minuscolo (i sondaggi lo danno appena allo 0,5%) è la rappresentazione concreta di cosa significa fare politica. Almeno secondo Rutelli.

Vediamo perché. Il suo amico Casini, è stato tanto criticato per la cosidetta politica dei “due forni”. Ovvero, un po’ di qua, un po’ di là. Mi metto in mezzo e poi vado con chi credo che vinca. Risultato: in qualche regione sta col Pdl, in altre sta col Pd. Ma una cosa va detta: in ogni regione, o sta da una parte o sta dall’altra. Con tutte e due insieme no. Ed è qui che Casini dovrebbe andare a lezione dal bel Francesco. Nelle regionali in Lazio, l’Api ha infatti deciso di non schierarsi. Cosa significa? Facile. Stare con tutti e due. Maggioranza e opposizione allo stesso tempo. Praticamente creare una grande unità. Fantastico. Non ci sono altri termini per descriverlo. Come si realizza tutto questo? Semplice. Un esponente dell’Api, Bafundi, si è candidato nella Lista civica Polverini. Un altro, Sandro Battisti, con la Lista civica per la Bonino. In poche parole: perché rischiare? Nell’incertezza sull’esito delle regionali, stare con tutte e due le candidate, è l’assicurazione per non rimanere fuori. Fantastico Francesco.

Domanda: quando ci stuferemo di tutto questo? 

Diego Gavini

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