Alle undici di mattina, con appena 33 seggi (su 650 in totale) ancora da assegnare, è ormai chiara l’affermazione dei conservatori guidati da Cameron. Affermazione però solo relativa. Al momento i tories guadagnano 291 seggi (secondo le proiezioni chiuderanno a 305), ma per avere la maggioranza assoluta (in Inghilterra non c’è premio di maggioranza per il partito con più consensi), ne servono 326: ne mancando dunque 35. I laburisti di Brown si attestano per il momento a 249 seggi (ma dovrebbero arrivare a 255), mentre delude Clegg, leader dei liberal-democratici dati in forte ascesa alla vigilia delle elezioni, ma che si fermano a 51 seggi (e forse arriveranno a 61). Gli altri partiti minori raccolgono in totale 27 seggi.
Per la prima volta dal 1974, nessun partito riesce ad ottenere la maggioranza assoluta, per cui bisognerà dare vita ad un governo di coalizione. Il partito più forte è quello di Cameron, ma il primo tentativo di formare il governo, sarà di Brown: la prassi inglese vuole infatti che sia il primo ministro uscente ad avere la parola iniziale. Si prefigura così l’idea di un’alleanza dei laburisti con i lib-dems: ma neanche insieme i due partiti riuscirebbero ad avere la maggioranza assoluta. L’altra alternativa è ovviamente un governo guidato da Cameron, ma anche così sorgerebbero difficoltà, perché serve l’appoggio dei partiti minori, fra cui il più probabile è quello degli Unionisti Irlandesi.
Per gli sviluppi decisivi, occorre dunque aspettare. In primo luogo aspettare di vedere a chi saranno assegnati i seggi restanti. In secondo di capire come si svilupperanno le dinamiche politiche e le possibilità di alleanze. Quel che per ora è certo, è che l’incertezza sull’esito ha già avuto forti ripercussioni sulla sterlina. Come si dice, il tempo è denaro.
D. G.