Flavia Leuci, consigliere provinciale dal 2003, vicepresidente della nuova direzione del Pd nel Lazio. L’abbiamo incontrata per illustrarci il lavoro che stanno svolgendo la Provincia ed il partito laziale, entrambi organi sotto i riflettori: il primo, guidato da Zingaretti, baluardo del centrosinistra dopo che il Pd ha pertso il comune di Roma; il secondo impegnato, già a pochi mesi dalla nascita, in una difficile campagna elettorale in seguito dello scandalo Marrazzo.
Partiamo dall’Assemblea regionale, organo sconosciuto ai più. Qual è la sua composizione?
Occorre distinguere tra Assemblea e Direzione: la prima è la platea uscita dalle primarie; il secondo è un organismo più ristretto, composto da 200 membri nominati dalle tre diverse mozioni.
Questi due organi, a tuo parere, come hanno iniziato la loro attività?
La direzione è nata nell’immediata emergenza in quanto ci sono le regionali alle porte, tanto che non c’è ancora un esecutivo. Quindi ci sono state per il momento riunioni non organizzative volte alla preparazione della campagna elettorale. L’Assemblea si è invece riunita una prima volta per votare il segretario regionale, ultimamente è stata riconvocata dopo che è stata comunicata la scelta della Bonino.
Il tuo ruolo principale resta quello di consigliere provinciale. Quali sono le reali competenze della Provincia?
A differenza della Regione, la Provincia non legifera. Le sue competenze principali sono: i lavori pubblici, la manutenzione delle scuole superiori ed i centri per la formazione. Ultimamente, con l’approvazione del piano territoriale provinciale, risponde a competenze urbanistiche, prima avocate alla Regione. A Roma l’azione della Provincia non è molto appariscente, sia perché le competenze che ho citato hanno un effetto indiretto, sia perché la gestione delle strade provinciali inizia al di fuori dell’ambito comunale. Molto più visibile è il ruolo che svolgiamo nei piccoli comuni, dove è necessario un aiuto finanziario della Provincia.
Qual è il bilancio che puoi fare della tua attività? Quali sono i progetti che sei riuscita a realizzare?
Sono riuscita a realizzare diversi progetti per i dipendenti della provincia. Abbiamo realizzato la Banca del Tempo, la prima all’interno di un luogo di lavoro; una biblioteca di genere realizzata con i suggerimenti degli stessi dipendenti; abbiamo avviato il Piano di azioni positive, ovvero è stato istituito un asilo nido per i figli dei lavoratori della provincia insieme al Centro ricreativo per i dipendenti, grazie al quale questi possono lasciare i propri figli durante le vacanze scolastiche. Ma la cosa di cui vado più orgogliosa è la convenzione con il reparto di senologia del Regina Margherita, che ha permesso la prevenzione per tutte le donne che lavorano alla Provincia. So che per alcune è stato provvidenziale.
Qual è il tuo bilancio dei primi due anni della giunta Zingaretti?
Con Zingaretti la Provincia ha riacquistato una visibiltà che prima non aveva. I motivi principali sono due: il primo è la personalità stessa di Zingaretti, uno dei più importanti uomini del Pd. Il secondo motivo è che se prima la Provincia lavorava volutamente all’ombra della giunta comunale guidata da Veltroni, ora con Alemanno la nostra attività tende a differenziarsi maggiormente. Fra i diversi progetti realizzati da Zingaretti quello che ritengo più importante è la forte estensione del Wi Fi libero.
Per concludere una domanda sulle regionali: si era fatto più volte il nome di Zingaretti come candidato governatore. Infine la scelta è caduta sulla Bonino, candidato esterno al Pd su cui non c’è stato neanche il ricorso alle primarie. Qual è la tua opinione su queste dinamiche?
Io ero favorevole al ricorso alle primarie perché si è dimostrato uno strumento che ha sempre dato importante spinta al partito. Il problema è che non siamo riusciti a trovare un candidato da proporre. Si è parlato di Zingaretti perché alle provinciali ha dimostrato di avere un largo consenso, ma si è capito che in caso di sconfitta oltre la regione avremmo perso anche la Provincia. La candidatura della Bonino ci ha dato una mano, visto le difficoltà che ha dimostrato la classe dirigente, in quanto non è riuscita a produrre neanche una candidatura di servizio. Questo è poi un tema sul quale bisognerebbe aprire una parentesi: assistiamo ad una politica un po’ troppo personalizzata, in cui la carriera a volte conta più del partito. Un esempio positivo in questo è stato offerto da Boccia: a prescindere dall’errore che il partito ha compiuto nel candidarlo, va riconosciuto a Boccia il merito di essersi messo al servizio del Pd. Ritornando al Lazio un altro errore è stato quello di seguire la candidatura della Bonino e non proporla come una nostra scelta. Comunque penso all’esito delle regionali positivamente, in quanto il caso Marrazzo è stato ben attutito, poiché credo che gli elettori abbiano saputo scindere il caso personale da un’amministrazione che è stata ben gestita, anche dopo le dimissioni di Marrazzo.
Diego Gavini
Eleonora Muzi