Ieri sera ad Annozero Santoro ha concesso, come fa ogni tanto, un po’ di spazio propagandistico a Beppe Grillo. Un Grillo sempre uguale, che solo ogni tanto ci becca, e che ricorda un po’ quei predicatori del medioevo: tante urla contro il male, tanto atteggiarsi nel credere di essere il custode della parola divina e poi zero sostanza. Ma ricorda anche molta tv moderna: tanto populismo, tanto qualunquismo, tante urla, ed il lusso del non avere un contraddittorio. Una sorta di Sgarbi ligure.
Non mi sognerei ma di censurare Grillo o attaccarlo personalmente come fa Feltri. Fosse per me gli darei una trasmissione in prima serata sulla Rai e poi sentirmi libero di cambiare canale per non guardarlo. Perché, come detto, ogni tanto ci becca, ma spesso ne spara solo per il gusto di spararle. Faccio un esempio su ieri sera su quello che ha detto a proposito del Pd, essendo materia in cui sono un po’ più ferrato e quindi in grado di rispondere. Grillo ha detto in pratica che il Pd continua a fare il gioco del governo, perché mentre quelli fanno casini, il Pd vuole costruire “in un anno un programma di dieci parole, in pratica neanche una al mese”, quindi (rivolto al Pd) “state morendo” (fra virgolette le parole di Grillo, tutte ovviamente, e inutilmente, urlate).
Ricordo a Grillo che ciò che dice, tanto per il gusto di dire, è estremamente inesatto. Dopo le elezioni regionali, in due mesi il Pd ha costruito il suo programma in due mesi. Un programma basato su temi basilari, nato da forum e discussioni aperte, che ha avuto un lavoro finale nelle commissioni presenti all’Assemblea nazionale del 21-22 maggio, commissioni in cui hanno lavorato congiuntamente parlamentari e delegati (se Grillo vuole può trovare i documenti redatti sul sito del Pd). E’ vero che Bersani ha parlato di un anno: ma soltanto perché entro la fine del 2010 ci saranno altre due assemblee programmatiche con cui migliorare o sviluppare il programma che già ha preso vita.
Quindi dico a Grillo di essere più preciso quando parla. Molti sono bravi a urlare e dire cose a vanvera, si chiama demagogia. In Italia c’è già un demagogo d’eccezione, si chiama Silvio Berlusconi. Non abbiamo bisogno di imitatori. Imitatori che, inoltre, attaccanno chi, secondo loro, fa il gioco del Pdl. Qualcuno spieghi a quegli imitatori che con quel Movimento a 5 stelle il gioco del Pdl l’hanno fatto loro. Anche se credo che questo, Grillo, lo sappia bene…
Diego Gavini
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